Quello che avete imparato da piccoli,
cioè che uno più uno è sempre uguale a due,
non corrisponde alla verità.
Silenzio, occhi chiusi. Respiro.
Controllo il tremore, rallento il battito,
mantengo l’energia sotto la soglia limite.
Non un battito di ciglia,
il perdono in nessun caso,
sguardo fisso ed orientato come un Remington M24.
Trattengo ancora un pò di tolleranza,
lascio che il quadro si completi da solo facendoti aggiungere,
peso su peso,
tutto quel pò di cui sei capace.
Nella sesta cornice è il tuo posto.
Ti troverò lì,
seduto in disparte ad una paglia,
con occhi cuciti col fil di ferro.
Sarai immobile con la testa bassa,
a punirti di ogni volta che hai gioito nel crederti grand’uomo,
nel convincerti di poter sopraffare.
Sarò solo di passaggio, ma proseguirò la mia discesa col sorriso:
ti guarderò ancora una volta mentre fingi dispiacere,
ma dentro ancora ardi al suono dei passi di chi ti supera.
Ho sperato nella vendetta senza cercarla,
fingendo con te fiducia e complicità
affinchè affilassero ancor di più la mia lama.
Poi è subentrata l’indifferenza,
il vuoto più disteso,
ed è stato allora che la vendetta ha bussato alla mia porta.
L’ho condivisa con te,
passandotela sotto al naso
per darti un’idea di cosa avrei assaporato.
Il tempo è servito a raccogliere in un cesto i tuoi sogni,
le stelle a cui invano hai sempre tentato di arrivare.
Li ho raccolti uno alla volta, con calma e dolcezza,
per mostrarti quanto fosse facile raggiungerli.
Quanto fosse facile per il sottoscritto,
quanto fosse facile per chiunque altro che non fosse te.
Te li ho lasciati annusare, strofinandoteli addosso per lasciarti il loro profumo.
Per farti bruciare con addosso il loro odore misto al mio.
E poi li ho infranti, sputando nel piatto in cui hai sempre desiderato mangiare.
La mia vendetta non è mangiare il cibo che vorresti,
ma dimostrarti
(con la forchetta in mano)
che potrei ingozzarmi da un momento all’altro, se solo volessi.
E tu no.
La mia vendetta non è realizzare i tuoi sogni
(come tu hai tentato di fare con me),
ma mostrarti che mi è bastato un attimo a raggiungerli
e che potrei infrangerli o realizzarli quando mi pare.
E tu no.
La mia soddisfazione è sapere di non essere come te.
La vendetta non sempre appaga.
La vendetta pareggia i conti,
ma ciò vuol dire che poi non sarei più in vantaggio.
In vantaggio non sul tuo cadavere ma con me stesso.