Sapete a chi hanno sparato? Ad Angelo Vassallo, il Sindaco di Pollica (SA).
Ma davvero? Eh già, 9 colpi di pistola mentre stava tornando a casa con la sua macchina.
Una vera e propria esecuzione.
Attualmente le indagini sono in corso. Erano state affidate in un primo momento alla Procura di Vallo della Lucania (SA), il paese in cui vivo, mentre ora sono passate all’Antimafia di Salerno poichè le modalità dell’attentato fanno pensare ad un omicidio di camorra.
I dettagli, le ipotesi e i collegamenti sono tanti. Le teorie molte di più. Com’è naturale (e lecito), la maggior parte di queste teorie proviene dalla gente comune e resta tra la gente comune: davanti ai bar, tra una mano di briscola e un aperitivo, decine di oratori e detective in pensione si affannano a sopraffarsi nell’illustrare moventi con ferma convinzione: “Stammi a sentire, te lo dico io che è andata così… fidati!”
Negli ultimi 2 giorni avrò ascoltato almeno 15 tesi diverse: dalla camorra al delitto passionale, dagli interessi sul porto di Acciaroli (frazione di Pollica) alla corruzione delle forze dell’ordine locali, dallo spaccio di droga alla lite seguita da un raptus omicida. Tante teorie basate su piccole informazioni che trapelano dalla vita di un onesto padre di famiglia ucciso a colpi di pistola. Dettagli minimi che il passaparola tra cilentani arricchisce con ipotesi e pareri sentenziati con certezza e tramandati come verità.
Io non so chi è stato nè perchè l’ha fatto. Può essere spontaneo immaginarlo, deducendo risposte da quello che si sente in giro e si legge sui giornali, ma resterebbe comunque una fantasia, senza prove nè basi concrete. Sinceramente spero solo che le indagini portino presto a scoprire che dietro all’omicidio c’era una questione personale: una lite finita male, un delitto passionale, questioni di soldi o di politica. Non mi importa il movente, purchè si tratti di un fatto privato ed isolato, senza alcun legame con la mafia. La sua morte probabilmente farà meno scalpore in televisione, Saviano non lo citerà nel suo prossimo libro… ma Angelo Vassallo resterà comunque un eroe. Perchè non si diventa eroi per il modo in cui si muore ma per quello che si fa nel corso della propria vita.
Ve lo ripeto:
Non si diventa eroi per il modo in cui si muore ma per quello che si fa nel corso della propria vita.
Ricordatevelo mentre state vivendo, non solo quando morirete.
Potrei sembrarvi egoista, ma scoprire che quest’omicidio non è stato compiuto dalla camorra sarebbe, in un certo senso, rassicurante: non servirebbe purtroppo ad alleviare il dolore dei familiari, ma consentirebbe ai cilentani di tirare un sospiro di sollievo.
L’alternativa è quella di svegliarsi una mattina e scoprire che la mafia ci ha attaccato nella notte. Assetata di conquista e stanca di spingere contro mura che non accennano a crollare, ha minato i pilastri e accecato le vedette. Un gesto che l’ha costretta, non avendo altro modo per infiltrarsi, ad esporsi alla luce del mondo nel dichiarare ufficialmente guerra al Cilento.
“Terra di camorra” e “zona di guerre tra clan“: così viene definito il Cilento da qualche giorno a questa parte, un pò a causa di ingigantimenti mediatici e un pò per certe dichiarazioni discutibili da parte degli inquirenti. La verità è invece che il Cilento è una terra vergine, forse l’unica oasi rimasta in Campania, e perciò terreno fertile per i nuovi affari della malavita organizzata.
Un luogo ancora incontaminato grazie a persone come Angelo Vassallo, che hanno dedicato la propria vita sia alla tutela del territorio da infiltrazioni esterne, ponendo delle solide barriere lungo i confini, sia alla valorizzazione e all’educazione civica e ambientale di chi lo abita.
Non conoscevo la vittima e non so come andranno le cose, ma da cilentano posso dirvi che aria tira da queste parti. Angelo Vassallo era un pilastro portante di questa ferma opposizione, un bastone tra le ruote per chi vorrebbe infettare la nostra terra con abusi edilizi, spaccio di droga e traffici illeciti nei porti. Uccidendo questo Sindaco si è voluto rimuovere un grosso ostacolo e lanciare un messaggio a chi vorrà opporsi in futuro.
Il problema (per loro) è che qui non siamo nè in provincia di Napoli nè in quella di Caserta, dove la camorra è già radicata. Un tale attentato nel Cilento non ha generato paura per le amministrazioni bensì ha sortito l’effetto contrario: rabbia. Questa rabbia viene incanalata e si trasforma in coraggio e determinazione: non c’era aria di terrore alla fiaccolata di 2 giorni fa, attorno a me non ho visto volti spaventati ma solo tanta gente pronta a scendere in campo, ad esporsi in prima persona per difendere la propria terra.
Il Cilento è irremovibile contro la mafia.
E’ questa l’aria che tira, parola di un cilentano.