Ho imparato che in Russia non si scherza con la polizia, che ad ogni incrocio e ogni 500 metri lungo la strada ci sono due poliziotti armati o una camionetta carica di soldati. Ho fatto colazione in aereo alle 5.30 del mattino con pollo, maionese, formaggio e tè nero con latte freddo guardando l’alba sul territorio di Krasnodar. Ho scoperto che se provi ad usare LinkedIn in Russia ti compare l’avviso “Accesso limitato da una decisione stabilita dalla legislazione della Federazione Russa“. Ho imparato che all’ingresso di uffici, hotel e locali pubblici ci sono metal detector, telecamere a scansione facciale e poliziotti sospettosi che ti chiedono di entrare con le mani alzate e mostrare il passaporto, poi ti perquisiscono e ti controllano il cellulare.
Ho scoperto che si può andare in Russia solo con un bagaglio a mano, e che il Mar Nero fa sostanzialmente schifo. Ho mangiato formaggio di dubbia igiene e ignota provenienza in un parcheggio buio insieme a 20 tassisti armeni ubriachi, che sputavano a terra a intervalli di 30 secondi, crepando dalle risate ai loro racconti senza capire una parola di russo né tantomeno di dialetto armeno. Ho scoperto che esiste il merchandising ufficiale di Putin in cui vendono anche t-shirt con gatti radioattivi, e che con 1.000 rubli ti porti a casa roba fantastica. Ho scoperto che la privazione di sonno, se combinata con il digiuno parziale, dopo 72 ore ti fa passare sia il sonno che la fame.
Ho aiutato un ragazzo dello Sri Lanka a configurare il suo profilo su Grindr ma gli ho spiegato che in Russia non è particolarmente indicato, e quando ha iniziato a sorridermi più del dovuto gli ho fatto vedere che invece il mio Tinder funziona benissimo. Ho imparato che le città russe sono molto più pulite di quelle europee, che i cittadini ha un rigidissimo senso civico e che ci sono addetti a pulire i vetri delle pensiline fino a farli brillare. Ho scoperto che la zuppa di latte salato con salmone e carote, accompagnata con l’insalata di zucchine, peperoni arrostiti e ananas, non fa schifo come sembra. Ho scoperto che sui voli nazionali i russi se ne fregano della modalità aereo e continuano a navigare e messaggiare come dei dannati fin quando c’è segnale.
Ho incontrato Vladimir Putin, ed ho pensato che fosse la persona più pericolosa con cui io avessi mai parlato. Ho imparato che nei locali più fighi va di moda bere una tisana bollente e fumare narghilè al mirtillo. Ho scoperto che puoi ordinare l’impossibile e pagare centinaia di rubli per poi accorgerti che è costato meno di 7 euro. Ho imparato che la Russia somiglia molto ad uno di quei film di fantapolitica degli anni ’80, ambientati in società postmoderne in cui la psicopolizia orwelliana sorveglia, reprime e fa sparire. Ho scoperto che il trash regna sovrano in ogni cosa e che la gente ha gusti terribilmente pacchiani. Ho imparato che vale la pena fare 8.540 km in 32 ore di viaggio per trascorrere 24 ore alla scoperta di un posto nuovo.