Oggi mi trovo nella spiacevolissima situazione di voler difendere un principio, e per farlo sono costretto a difendere Fausto Brizzi nonostante io non sappia se sia colpevole o meno. Un regista e autore che artisticamente non apprezzo e un uomo che, se dovessero essere vere le accuse di molestie rivolte nei suoi confronti, disprezzerei profondamente.
Il programma Le Iene, non nuovo a operazioni del genere, ha distrutto pubblicamente Fausto Brizzi intervistando attrici (per l’80% anonime) che lo accusano di molestie gravi. Cerchiamo di capire, lontano dalle isterie del momento, perché una cosa del genere è la fine dello stato di diritto.
Fausto Brizzi non può difendersi in tribunale perché ad oggi non è stato denunciato da nessuna delle vittime e può (cosa che ha già fatto) solo rilasciare una dichiarazione pubblica tramite il suo legale: “Tutti i rapporti avuti con le attrici erano consenzienti”. Potrebbe fare una denuncia per diffamazione aggravata nei confronti delle attrici che lo hanno accusato, ma le stesse a quel punto potrebbero a loro volta contro-denunciarlo per diffamazione, perché Brizzi con la sua denuncia sosterrebbe che le attrici hanno dichiarato il falso.
Si aprirebbe a quel punto un processo nel quale ci sono 2 persone che senza poter portare alcuna prova concreta (“Mi ha costretto a spogliarmi e mi ha toccato” e “Mi ha chiesto di spogliarsi e ha voluto farsi toccare”) sostengono due versioni opposte. A questo punto il giudice potrebbe solo archiviare il caso o, cosa ancor più probabile, questo processo non comincerebbe neppure vista l’impossibilità di giungere a una conclusione.
Quindi ad oggi Fausto Brizzi sta vedendo la sua vita e la sua carriera sbriciolate e non ha alcuna possibilità di difendersi. Se nessuno si opporrà pubblicamente a questa gogna collettiva, si creerà un precedente pericolosissimo e qualsiasi personaggio pubblico potrà essere distrutto con un’accusa di molestie, senza che si possa in alcun modo difendere. Oggi si parla di un regista ricco e affermato, che magari è proprio il mostro denunciato dalle attrici, ma domani la stessa sorte potrebbe capitare a un giornalista che fa inchieste scomode, a un magistrato impegnato nella lotta contro la mafia o ad un politico onesto.
Con tutta la solidarietà possibile per tutte le donne che hanno subito molestie, e senza voler in alcun modo minimizzare la questione della violenza sulle donne, che è un problema gigantesco, io credo che le denunce vadano fatte alle autorità competenti e non in TV. E che questa condotta portata avanti da Le Iene meriterebbe una riflessione approfondita perché, per fare ascolti, un programma televisivo che si spaccia per difensore degli ultimi sta di fatto legittimando il far west. (Filippo Giardina)