Succede più o meno così: nel 2014 un cliente chiede un preventivo ad un’azienda per una campagna di comunicazione digitale. L’azienda glielo invia, lui lo accetta. Dunque si prepara un contratto, e il cliente lo firma. Parte la campagna, concordata e realizzata come richiesto, il cliente ringrazia soddisfatto perché ha raggiunto risultati superiori alle previsioni e dice all’azienda di voler continuare con altri progetti. L’azienda gli invia le fatture, lui non la paga e sparisce.
Comincia l’avventura: l’azienda invia solleciti e raccomandate per 6 mesi, poi perde altri 2 mesi per recuperare la documentazione, gli scambi di mail e le conversazioni per avviare un decreto ingiuntivo. Intanto l’azienda paga l’IVA sulle fatture emesse al cliente e le spese legali, e perde decine di ore di lavoro per ricostruire e documentare la vicenda.
Parte il decreto ingiuntivo: il cliente ha 40 giorni per fare opposizione, per cui passa un altro mese e mezzo. Il cliente ovviamente si oppone, sostenendo che il pagamento non è dovuto perché non ha mai richiesto nessuna campagna e che l’azienda l’ha fatta deliberatamente di sua spontanea volontà.
E così inizia la causa: il giudice fissa la prima udienza al 2016 solo per leggere le carte. Alla prima udienza prende atto della vicenda e fissa la seconda udienza a giugno 2018 per entrare nel merito e capire cos’è successo. Alla seconda udienza il giudice “capisce” cos’è accaduto quattro anni prima, la situazione gli è chiara ed è evidente che il cliente dovrà pagare le fatture, quindi fissa la data della terza udienza per pronunciarsi: settembre 2021.
In totale 7 anni per riuscire ad avere un titolo esecutivo dal tribunale, che potranno diventare 8, 9 o 10 anni se il cliente non rispetterà la decisione e l’azienda dovrà richiedere il pignoramento, cercare i conti, fare le dovute richieste e notifiche, oltre ad anticipare intanto tutte le spese per i vari procedimenti.
Adesso moltiplicate per un numero indefinito di furbi che si ha la sfortuna di incrociare nella vita, arrivate fino a circa 250.000 euro di fatture non pagate dal 2012 ad oggi – su cui intanto l’azienda ha versato 55.000 euro di IVA allo Stato, pagato i costi vivi, gli stipendi e tutti i fornitori – e spiegatemi perché io dovrei aprire la mia prossima azienda in Italia.