Ci risiamo: stiamo assumendo un Social Media Manager (e sono terrorizzato). Una di quelle posizioni lavorative per cui chiunque si sente in grado e in dovere di candidarsi: giornalisti, grafici, consulenti, pubblicisti, economisti, pizzaioli. Insomma chiunque abbia un profilo Facebook. E anche chi non ce l’ha, perché dovete sapere che ogni volta si presenta immancabilmente quello che vuole lavorare con i social ma specifica fin da subito che lui “non usa i social per principio”. Non manca mai. Una volta di queste lo assumo davvero, giuro, solo per vedere come fa a pubblicare i post. Forse li scrive a mano su un pezzo di carta e poi fa una scansione. Non lo so. È una di quelle domande eterne a cui non è dato conoscere la risposta: Chi siamo? Da dove veniamo? Quando chiudi il frigo la luce resta accesa? Perché diavolo vuoi lavorare con i social se non ti piacciono?
Torniamo a noi. Contro ogni regola di quello che vi pare, vado sul pratico e provo a mettere un paio di punti fermi per spegnere facili entusiasmi, così voi non sprecate tempo a mandare candidature inaccettabili e io non perdo quel briciolo di fiducia che mi resta nell’umanità (scherzo, l’ho già persa tutta):
– Nessuna candidatura generica che inizi con Gentile Responsabile dell’Azienda. Non sono gentile, sono esigente.
– Nessuna presentazione copiata e incollata da mille altre candidature. Nessun “presso la vostra spettabile Azienda”. La mia azienda ha un nome: leggere di cosa si occupa, con quale approccio lavora, cosa ha fatto in passato e quali risultati ha ottenuto è sintomo di intelligenza.
– L’intelligenza è particolarmente apprezzata.
– Se per lavoro volete scrivere, e quello che scrivete diventa pubblico, dovete necessariamente essere Grammar Nazi. Se non sapete che significa, vuol dire che non lo siete.
– Solo persone che posseggono realmente i requisiti dell’annuncio e sanno usare bene gli strumenti e i software richiesti. Cerchiamo una risorsa Junior con almeno 2 anni di esperienza, dunque non sono ammessi “se me lo spieghi” o “posso imparare”: con tutto il rispetto, se dovete prima imparare, iscrivetevi ad un corso di formazione o candidatevi per uno stage.
– Qui alcune delle candidature peggiori che ci sono arrivate (se rientrare in una di queste categorie, cortesemente evitate): robertoesposito.com/2015/07/a-a-a-qualcuno-cercasi
– Tra i miei tanti difetti, tendo spesso ad essere ossessivo compulsivo. In qualsiasi contesto è un problema solo mio, in azienda diventa un problema anche del mio team. Per garantire ad ogni cliente una qualità impeccabile, a chi lavora con noi è richiesta attenzione, cura del dettaglio e precisione maniacali. Fate questo test per scoprire se le avete: supremo.co.uk/designers-eye
– Sono estremamente apprezzate le persone curiose, appassionate, perspicaci, educate, con senso dell’umorismo, abituate al brainstorming e al problem solving.
– In fondo all’annuncio noterete che vi chiediamo di raccontarci (in circa 1000 caratteri) la vostra storia e il motivo per cui vorreste lavorare con noi. Generalmente questo metodo ci permette di escludere a priori il 95% delle oltre 800 candidature che riceviamo: il 70% non legge l’annuncio per intero o non ha voglia di scrivere questa descrizione, il 60% non sa esprimersi correttamente in lingua italiana, il 50% non è in grado di presentare se stesso in maniera accettabile, il 35% non conosce cosa fa l’azienda e il ruolo per cui si è candidato, il 20% non sa quali informazioni su di sé includere o di escludere rispettando un limite di caratteri.
– No gente che puzza: se avete dubbi, fate un sondaggio anonimo.
– Nel nostro mondo, il modo in cui impacchetti qualcosa vale tanto quanto il messaggio al suo interno, poiché pregiudica e qualifica il valore del contenuto. Il CV è l’unico strumento a vostra disposizione per mettere in evidenza le vostre qualità, distinguervi e superare il primo step della selezione. Se è orrendo e irritante solo alla vista, impaginato male o pieno di refusi può significare solo due cose: o l’avete inviato senza nemmeno aprirlo, o lo avete aperto e non vi siete accorti di niente. Nel dubbio, noi lo cestiniamo senza leggere il vostro nome.
– Sono molto ben accette le segnalazioni di errori, le proposte di miglioramento e le osservazioni sui nostri progetti e i lavori realizzati in passato, a maggior ragione se le vostre critiche restano in piedi anche dopo esserci confrontati in merito.
– Qui i modi più efficaci per evitare di trovare un lavoro: robertoesposito.com/2017/01/non-tutti-buchi-riescono-le-ciambelle-intorno-evitare-trovare-un-lavoro
– Il miglior approccio per lavorare a DeRev è dimostrare di esservi impegnati e aver investito il tempo necessario a costruire una presentazione ad hoc: se la vostra candidatura viene rifiutata, siamo a disposizione per illustrarvi i motivi per cui non vi abbiamo scelto. In questo modo, a fronte dell’impegno che vi chiediamo, non avrete comunque perso il vostro tempo e avrete ottenuto una consulenza gratuita per le prossime candidature.
– Studiate e arrivate preparati al colloquio, per favore.
Dunque, in un periodo di approssimazione, lamentela perpetua, pretese ingiustificate ed elogio dell’incompetenza, voglio invertire ancora una volta la prospettiva. Se da un lato siamo bombardati da storie di giovani sfruttati o costretti a fuggire all’estero, non per scelta ma per salvezza, dall’altro ci sono opportunità di lavoro in aziende che non riescono a trovare risorse valide.
Per quanto il mio post possa essere impopolare, noterete che non ho messo in discussione le qualifiche o le competenze tecniche (le do per scontate) ma esclusivamente l’approccio, la mentalità e il comportamento di chi si candida. In sostanza, mi prendo la libertà di dirvi che molti non meritano di lavorare perché non sono in grado di farlo bene. Se invece siete pronti ad accettare la sfida e dimostrarmi il contrario, io non vedo l’ora di assumervi: www.derevworld.com/jobs