Ogni volta che torno a Napoli trovo una città che è rimasta ferma a quando l’ho lasciata, mentre il resto del mondo nel frattempo è andato avanti. Anzi è peggiorata, perché l’usura e la noncuranza rovinano anche le cose statiche. Al contrario, i napoletani sono molto diversi rispetto a quattro anni fa. Lucidi, pragmatici, consapevoli, determinati, molto meno lamentosi. Se qualcosa non funziona, finalmente si incazzano, provano a cambiarla senza troppe sceneggiate o semplicemente se ne vanno in un’altra città.
Un esempio su tutti è la cosiddetta “metropolitana più bella del mondo“: un treno ogni 30 minuti, neanche un tabellone attivo, nessun orario o avviso, zero copertura telefonica o connessione ad Internet. Tre piani più in alto, decine di persone in coda davanti all’unica biglietteria automatica che funziona (ma che accetta solo monete, niente carte o banconote) e un tizio in borghese, perennemente incazzato, che non parla inglese e incolla fogli scritti a mano per smistare chi si permette di disturbarlo per chiedere informazioni.
C’ho riflettuto più volte e non ho mai capito quale dovrebbe essere la parte “più bella del mondo” per tutti quelli che usano la metropolitana per andare al lavoro o all’università, e non da turisti per ammirare l’architettura di un paio di stazioni. Per me è stato sempre e solo un incubo: decine di persone ammassate sul bordo dei binari, tutte incazzate perché sono lì da 20 minuti senza poter comunicare con nessuno, anche solo per avvisare che sono in ritardo o stanno avendo un infarto. Una sorta di limbo surreale in cui si perde la cognizione del tempo e il contatto con il mondo, e si resta fermi a fissare il vuoto nell’attesa infinita di un treno che non si sa se e quando arriverà mai. Nella pratica, un’ora e mezza per fare 8 fermate.
Una volta avrei detto che Napoli non merita i napoletani. E anche per questo stavo andando via arrabbiato e deluso, dopo averci trascorso i 10 anni più importanti della mia vita. Avrei detto che Napoli, con la sua storia e la sua cultura, non aveva saputo educare i sui cittadini a a rispettarla, a prendersene cura e a farla splendere nel mondo. Oggi invece ho l’impressione che la situazione si sia capovolta, e che siano i napoletani a dover tollerare una città governata da una banda di incompetenti e irresponsabili. Un po’ come quei figli adolescenti che si ritrovano a dover fare da genitori ai propri padri, quelli che a 50 anni suonati iniziano a flirtare in maniera inopportuna per strada e vogliono andare a ballare in discoteca, con la camicia nei pantaloni e la giacchetta di camoscio, invece di assumersi le proprie responsabilità e vedere che devono fare.
Oggi dico che i napoletani non meritano questa Napoli, una città che li tiene bloccati col freno a mano e li obbliga a subirla, sopportarla e guardarla mentre si frantuma.