In questo video vi parlo di due cose:
– come funzionano le strategie di comunicazione politica;
– come riconoscerle e non esserne vittime inconsapevoli.
Prima però faccio una premessa doverosa: questo non è un video politico, ma un video sulla politica. Questo vuol dire che io non sono di parte e che non sono schierato, anzi negli ultimi anni ho avuto l’opportunità di lavorare con politici di ogni schieramento.
La prima parte di questo video è per dirvi che una volta c’era la politica, e c’era la comunicazione al servizio della politica. Oggi invece c’è la politica al servizio della comunicazione. Principalmente per due motivi:
– il primo è che i tempi dell’informazione si sono gradualmente ristretti e accelerati. Se prima una notizia o un dibattito nascevano e si sviluppavano anche per settimane, oggi la maggior parte delle notizie dura al massimo 24 ore, per cui ogni mattina ci svegliamo e scopriamo quale sarà l’argomento della giornata.
– il secondo motivo è che si è passati dal raccontare una cosa già realizzata – quindi un risultato – ad una cosa che si vorrebbe realizzare – ovvero una promessa – e infine il gesto di “annunciare” qualcosa è diventato gradualmente più importante della cosa stessa, per cui non importa più se verrà realizzata o no, perché il trend sarà passato e ci sarà un’altra notizia di cui parlare.
Da queste due premesse deriva quella che è la logica su cui si basano e si costruiscono le strategie di comunicazione di quasi tutti gli schieramenti in Italia. La possiamo sintetizzare in due concetti: trendsetter e trendfollower. Il primo è il soggetto che crea un nuovo trend e lancia la notizia, il secondo è quello che la recepisce, la commenta e la rilancia.
Fino a dieci anni fa a creare i nuovi trend, e dunque a dettare l’agenda politica, erano la stampa, i partiti all’opposizione e gli stakeholder. E dunque i politici, oltre a dover fare il proprio lavoro, erano pure tenuti a dargli conto e difendersi dagli attacchi. Questo, ad esempio, è il motivo per cui un politico uscente che si ricandida è generalmente più debole di uno che era all’opposizione.
Che cos’è successo? Che un giorno a qualcuno è venuta un’idea geniale: quella di capovolgere questa logica. E se ogni mattina, invece di svegliarmi e scoprire da quale accusa dovrà difendermi, fosse lui il primo a lanciare un argomento su cui gli altri dovranno rispondere? In pratica, e se diventassi io il trendsetter?
Quindi unite tutti questi punti, mescolate per bene, mandate avanti il videoregistratore di 10 anni, ed ecco l’Italia nel 2019. Ogni mattina, quando sorge il sole, un politico italiano si sveglia e sa che dovrà lanciare una notizia che diventi virale per dettare l’agenda politica della giornata, altrimenti lo farà qualcun altro e lui ne dovrà rendere conto.
Ok, ma come si fa a creare una notizia che diventi virale? Io al massimo posso lanciare la notizia, ma a farla diventare sono quelli che poi la commentano, la rilanciano, ne discutono, la condividono. Essenzialmente sui social questo si fa con tre cose: distrazione, provocazione, indignazione. Quindi, prima di tutto spostando l’argomento – e così la vostra attenzione – da me a qualcun altro. Poi individuando una qualsiasi categoria che possa essere considerata un nemico su cui scaricare colpe e contro cui avviare una battaglia ideologica, e infine, quando sono proprio a corto di argomenti, facendo una dichiarazione, pubblicando una foto inopportuna o qualsiasi altra cosa che crei rabbia, sdegno, vergogna. Basta che se ne parli.
Alla base c’è il fatto che è sempre meglio essere attaccato su qualcosa che ho scelto io e in un ambiente controllato, piuttosto che dare la libertà di discutere di qualcosa che non ho scelto e che mi può mettere in difficoltà. Perché in questo modo tutti, a partire dai politici, gli opinionisti, i tifosi di partito, passeranno la giornata a discutere, analizzare e dibattere – in ogni caso ad inseguirmi – mentre io sarò libero di fare i miei interessi e costruire la strategia per il giorno dopo. Insomma, sempre io trendsetter e voi trendfollower.
Avete capito come funziona la comunicazione politica? Trendsetter e trendfollower. Voi a quale categoria pensate di appartenere? In questa seconda parte, voglio darvi due o tre consigli per non farvi fregare quando parlate di politica sui social.
Il primo consiglio è quello di non taggare, non commentare e non condividere mai i post di qualcuno che non condividete e che non volete promuovere. Il motivo è che gli algoritmi dei social media premiano i post e gli account che ricevono più interazioni, motivo per cui anche quando andate a mettere una faccina arrabbiata, scrivete un commento critico o condividete un post per attaccare qualcuno, in realtà lo state aiutano a guadagnare autorevolezza e valore agli occhi dell’algoritmo di Facebook, Twitter e Instagram. Dunque, se volete attaccare qualcuno fatelo creando un nuovo post o andando a commentare quello di qualcuno che stimate.
Il secondo consiglio, invece, è quello di non farvi trascinare in discussioni su argomenti che non vi interessano realmente. In quel caso state facendo il loro gioco, perché se un politico lancia una notizia provocatoria ha bisogno di un pubblico che cada nella provocazione, e che quindi la commenti, ne discuta, la condivida. Voi invece fermatevi a riflettere su quello che leggete prima di farvi coinvolgere: se non è quello che vi interessa, restate fermi sul vostro punto e lasciate cadere nell’indifferenza la provocazione.
Secondo voi, perché in tutto questo non ho mai fatto il nome di un solo politico? Se volete vedere qualche esempio di queste strategie applicate alla comunicazione, seguitemi su Instagram o su Facebook perché nei prossimi giorni farò qualche gioco.
Morale della favola: non si tratta di essere contro a favore. Ve lo ripeto: questo non è un video politico, io non sono schierato e quello che vi dico si applica praticamente a tutti. Si tratta, invece, di “CONSAPEVOLEZZA”, che secondo me è una parola molto importante. Perché nella vita uno può scegliere di fare o non fare le cose, di pilotare o di inseguire gli altri, ma la cosa veramente importante è che sia sempre consapevole delle logiche secondo cui agisce, e cioè di come funziona e cosa significa realmente quello che legge e che ascolta.
Si tratta di capire a che gioco state giocando e dove vuole portarvi chi vi ha invitato a giocare, ma soprattutto si tratta di capire quali sono le regole del gioco. Perché a quel punto, se le regole non vi vanno bene, potete sempre cambiarle, no?