Quando mi hanno proposto di candidarmi alle europee, ho letto per caso che negli stessi giorni ci sarebbero state le elezioni nel Malawi, in Africa. E così una sera ho iniziato a cercare e a curiosare, scoprendo che il Malawi è una terra di contraddizioni: sfarzo e lusso da una parte, miseria e povertà dall’altra.
Ho scoperto che chi vive nel quarto Paese più povero al mondo – afflitto da carestie, siccità e dalla dilagante piaga dell’AIDS – ha la più bassa speranza di vita al mondo: solo 47 anni. Per la totale assenza di servizi sanitari, acqua potabile, educazione e diritti umani, morire di fame è all’ordine del giorno. Sono i bambini le principali vittime di questa povertà: il 50% è malnutrito e un bambino su otto muore prima dei cinque anni.
La gente si sveglia all’alba e va a dormire dopo il tramonto per difendersi dalla malaria, in case fatte con mattoni di fango e tetti di paglia. Di giorno, uomini e donne percorrono decine di chilometri alla ricerca di un qualsiasi lavoro o per andare nei mercati a vendere sale, mais, stracci e pesce essiccato, per poi tornare prima che faccia buio con secchi d’acqua sulla testa o cataste di legna sulle spalle.
Allora mi sono chiesto cosa avrei potuto fare candidandomi in Europa e cosa avrei potuto invece fare per il Malawi a 10.000 km di distanza. L’ho chiesto al mio amico Isaiah, e lui mi ha risposto che avremmo potuto portare la democrazia, dare una speranza, costruire il riscatto, creare un futuro. Ma per riuscirci non bastava la solidarietà occidentale, avremmo dovuto cambiare il Paese dall’interno.
Oggi La Repubblica racconta questa incredibile storia, nata come un gioco e diventata una “cosa seria”. Perché in questi mesi abbiamo costruito una strategia politica, scritto il programma elettorale e raccolto i fondi con cui Isaiah è riuscito a comprare vestiti nuovi e un megafono, affittare una jeep e viaggiare attraverso i tanti villaggi del distretto di Dedza. E in ogni posto in cui si fermava, c’erano ragazzi che decidevano di lasciare i loro impegni per unirsi alla battaglia di Isaiah e proseguire il viaggio con lui, scortandolo in bicicletta in cambio di una t-shirt con il suo volto e una speranza nel cuore.
Oggi Isaiah è tra i favoriti per il popolo malawiano e potrebbe davvero vincere le elezioni. In questo momento è in viaggio: sta percorrendo 195 km con una bicicletta scassata che gli fu regalata da un missionario per raggiungere il suo collegio elettorale, dormendo sotto gli alberi e mangiando la frutta che trova lungo la strada.
Quello che potete fare voi “azungu”, il nome con cui veniamo chiamati noi bianchi nella lingua locale chichewa, è condividere questa storia e finanziare la rivoluzione di un ragazzo e del suo popolo con una donazione su www.derev.com/malawi.
Non vi inviterò più a farlo e, quando tra pochi giorni terminerà la campagna di crowdfunding, manderò a Isaiah le ultime donazioni e i nomi dei suoi finanziatori. Lui farà stampare quei nomi su una piastra di metallo che nasconderà in casa, sotto al suo letto nella polvere di terra rossa, e poi si addormenterà stanco ma con il sogno di poterla appendere tra qualche settimana nel suo ufficio in Parlamento.
- Com’è iniziata: facebook.com/about.Rob/videos/514114792326745/
- Quello che è successo dopo: facebook.com/about.Rob/photos/a.730068037035245/2584799854895378/
- E poi: facebook.com/about.Rob/posts/2621685711206792