Oggi stavo pensando all’argomento del mio prossimo video e mi sono reso conto che non di cosa parlare, non perché mi mancano le idee ma al contrario perché ne ho tante e troppo diverse tra loro. Può sembrare positivo, ma in una strategia di comunicazione non funziona, perché le persone hanno bisogno di identificare gli altri associandoli ad una categoria o una caratteristica precisa. In questo modo si crea un legame mentale tra quella persona e uno stile, un argomento o un tratto caratteriale che che la rende immediatamente riconoscibile. Pensateci: Vittorio Sgarbi, Barbara D’Urso, Gianni Morandi, Chiara Ferragni, Mario Balotelli, Donald Trump: ognuno di loro ha costruito la propria identità pubblica in modo da essere riconosciuto e associato immediatamente a qualcosa di preciso.
Se nella vita vuoi fare qualcosa – che sia il cantante, il consulente, il giornalista, l’influencer o il politico – per cui devi farti conoscere ed essere riconosciuto dagli altri, allora hai bisogno di costruire la tua identità pubblica. Che non vuol dire snaturare la propria indole, anzi è proprio su questa base che va costruita. Quindi faccio un esercizio che potete fare anche voi, nel caso in cui possa esservi utile per un progetto a cui state lavorando o semplicemente per capire come volete che gli altri vi vedano.
Immaginando di disegnare una tabella, tiro una colonna e mi faccio la prima domanda: chi sono e in quali ruoli mi identifico o voglio essere riconosciuto dagli altri? Nel mio caso, ad esempio, sicuramente come imprenditore, il lavoro che occupa la maggior parte delle mie giornate, ma anche come un fiero uomo del sud e più in generale come una persona che osserva, analizza e riflette su tutto ciò che accade nel mondo e nella società intorno a sé.
Nella seconda colonna ci metto l’approccio che mi contraddistingue quando affronto un problema o rifletto su qualcosa – io sono sempre molto razione e concreto, ma allo stesso tempo alla ricerca dell’equilibrio e del buonsenso – mentre nella terza colonna il tono con cui generalmente ci si esprime in pubblico: io lo faccio in maniera sarcastica e informale, facendo tanta autoironia e ironia sugli altri.
Arriviamo alle parti più difficili: nella quarta colonna ci vanno i nemici. Ogni protagonista ha bisogno di un antagonista, e ogni personaggio che si espone pubblicamente – che sia su un palco, in TV o su YouTube – ha bisogno di nemici e cavalli di battaglia che lo rappresentino. Salvini ce l’ha con la povera gente, Saviano con i camorristi, Sgarbi con le capre. Io ce l’ho con tutti, ma in modo particolare con la burocrazia, i novax, le sette religiose e i fanatismi di qualsiasi genere, i razzisti e in generale con tutto ciò che rappresenta un’espressione dell’ignoranza e della stupidità umana.
Infine, nell’ultima colonna, gli argomenti di cui voglio parlare. Partiamo dal fatto che fare i tuttologi è sempre sbagliato, perché la nostra opinione ha valore se parliamo di qualcosa che conosciamo bene, che abbiamo studiato o in cui abbiamo un’esperienza importante che rende le nostre idee autorevoli e più interessanti più di quelle degli altri. È la differenza tra un populista, che parla di tutto senza saperne di niente, un divulgatore che si limita a raccontare le cose dall’esterno, e un opinion leader che parla di poche cose in cui però è il migliore. Tutte e tre scelte legittime, ma a me interessa la terza.
Insomma, per costruire la propria identità bisogna scegliersi una nicchia e concentrarsi su quella, ma allo stesso tempo ci sono un paio di trucchi da tenere in considerazione: contestualizzare sempre l’argomento di discussione, legandolo all’attualità e alle tendenze di cui le persone stanno parlando, e rendere utili i propri contenuti: se ci fate caso, tutto ciò che ritenete più interessante ha sempre una finalità che vi torna utile a qualcosa, anche se fosse solo aiutarvi a riflettere su un argomento.
Il risultato sarà una tabella con una serie di parametri che andranno intersecati tra loro per capire di volta in volta di cosa parlare, con che approccio e stile, e attraverso quale ruolo interpretarlo. La combinazione che sceglierete andrà a definire l’identità e la reputazione pubblica che volete avere agli occhi degli altri: ad esempio, pur essendo la stessa persona, la combinazione che io scelgo oggi è molto diversa da quella che sceglievo a 20 anni, quando facevo lo youtuber prima che YouTube venisse inventato.
A questo dovete aggiungere, infine, due ingredienti fondamentali, che sono la coerenza e la costanza nel portarlo avanti per mesi o anche per anni. E raggiungere così l’unico vero obiettivo di ogni strategia di comunicazione e personal branding: trasformare una persona in un personaggio.