È un momento storico per la democrazia del Malawi. Per la seconda volta in tutta la storia dell’Africa intera, la Corte Costituzionale ha annullato le elezioni dello scorso maggio (https://www.bbc.com/news/world-africa-51324241) per aver scoperto che “brogli e manipolazioni gravi, diffuse e sistematiche” hanno stravolto l’esito del voto. In pratica, abbiamo scherzato. Si rifà tutto!
Non me ne frega e non mi cambia nulla: le elezioni erano una scusa e il lavoro di sviluppo che stiamo portando in Africa è partito da un anno e va avanti a prescindere. Non posso non dirvi, però, che ve l’avevo già detto (qui http://bit.ly/RobMalawi): quando abbiamo lanciato la campagna elettorale del mio amico Isaiah E. Sunganimoyo, la corruzione che regna nel quarto Paese più povero al mondo mi era arrivata in faccia come un treno, mandando all’aria tutta la mia strategia iniziale. Così evidente, così volgare, così impertinente. E così assurdo che tutti facessero finta di niente.
Ci sono molti modi per truccare le elezioni. Si possono corrompere o minacciare gli elettori, manomettere le urne elettorali, modificare il conteggio dei voti al computer. Ma pochi metodi sono più rozzi e sfacciati di quelli usati l’anno scorso nel Malawi, dove le elezioni presidenziali di un Paese con 18 milioni di abitanti sono state truccate con il Tipp-Ex, il bianchetto che usavamo a scuola per correggere gli errori sui compiti scritti a penna.
Che ci vuole? Se in un seggio di 10mila votanti non hai preso manco 50 voti, basta una passata di scolorina per cancellare un numero, correggerlo a penna e magicamente tutti i 10mila hanno votato per te. E quando la Commissione elettorale ha ricevuto 147 denunce per queste irregolarità ha semplicemente risposto che andava bene così. A salvare il Paese sono stati ancora una volta i ragazzi, quei giovani malawiani nati dopo la fine della dittatura nel 1994, che sono scesi in piazza e ci sono rimasti fino a quando la pressione non ha costretto i giudici della Corte Costituzionale a prendere sul serio la questione.
Ha funzionato. Si torna a votare tra 150 giorni.
Pochi avrebbero sperato in una sentenza così decisiva, che segna un cambiamento storico per un Paese in cui il reddito pro capite è di $385 all’anno. La speranza è che sia l’inizio di una nuova era che il popolo del Malawi non ha mai conosciuto: quella in cui i politici dovranno governare piuttosto che imbrogliare per restare al potere. Fino ad ora lo 0,2% della popolazione ha sfruttato e impoverito l’altro 98,8%, ma la verità è che adesso il popolo ha voglia di riscatto e democrazia. Una verità che la scolorina può nascondere, ma non può cancellare.
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Per chi volesse ripercorrerla, ecco in 4 puntate la mia avventura alle elezioni nel Malawi:
#1 www.facebook.com/watch/?v=514213035650254
#2 www.infocilento.it/2019/04/24/roberto-esposito-il-cilentano-che-vuole-vincere-le-elezioni-in-malawi
#3 www.facebook.com/about.Rob/photos/a.730068037035245/2657134830995213
#4 www.robertoesposito.com/2019/10/malawi-tutto-quello-che-e-successo-e-che-dovete-sapere