Ogni settimana, su Instagram, ricevo molte domande e mi piace rispondere a quelle più interessanti nelle Storie. Tra queste, ce n’è una che mi viene rivolta di frequente: perchè alcune grandi aziende italiane, pur essendo molto capitalizzate, non vogliono quotarsi in Borsa?
Le aziende decidono di quotarsi in Borsa per diversi motivi, ma il principale è la necessità di denaro a basso costo. Questo aumento di capitale serve alle imprese per sostenersi, ripagare i debiti o finanziare nuovi progetti senza dover ricorrere alle banche, e dunque evitando di caricarsi di un nuovo debito e pagare molti interessi.
In cambio, l’azienda offre in vendita al mercato una parte delle proprie azioni: chiunque, nel mondo, voglia prendere parte al progetto e scommettere sul suo futuro può acquistarle. Se l’azienda riesce ad aumentare gli utili, tutti gli investitori vedranno crescere il valore delle proprie azioni e potranno quindi rivenderle ad un prezzo più alto, guadagnandoci.
Dietro questo meccanismo fisiologico si nasconde il principale svantaggio di una quotazione in Borsa: alzare l’asticella delle previsioni per attirare gli investitori, farli entrare nella propria azienda e doverli coinvolgere nelle decisioni importanti (perdendo potere decisionale anche su questioni cruciali) significa ritrovarsi ad essere costantemente sotto i riflettori e sotto pressione per soddisfare le loro aspettative di crescita e rendere conto dei risultati. Tutto questo dovendo anche sottostare a regole molto stringenti dal punto di vista contabile, fiscale e informativi sull’andamento dell’azienda che derivano automaticamente dalla quotazione.
È per questo che tante grandi aziende italiane come Ferrero, Barilla, Versace, Lavazza, hanno scelto di non quotarsi: hanno bilanci in forte crescita attraverso i quali si possono permettere di autofinanziarsi senza bisogno di nuovi capitali. non gli interessa speculare sui mercati, né tantomeno mettersi estranei in casa propria ai quali dovrebbero rendere conto a vita.
La mia azienda DeRev è ancora piccola per pensare ad una quotazione, ma semmai mi dovessi trovare nella condizione di dover prendere in considerazione questa opzione, sinceramente preferirei non fare questa scelta. Mi affascina molto di più l’idea di una ICO, ovvero il lancio di un token di DeRev simile ad una criptovaluta, il cui valore cresce parallelamente all’azienda e che si può acquistare o vendere come i Bitcoin. Vorrei poterla offrire prima di tutto ai dipendenti come stock option e poi a chiunque vorrà investire sul nostro futuro e sulle nostre idee.